Carlo Santagata fisica teorica |
Una possibile Soluzione delle Singolarità della Fisica Moderna Una probabile causa della Gravità I Fotogravitoni |
Come
si mostrerà nella presente nota, è possibile eliminare le due singolarità che
affliggono la fisica moderna, quella della Meccanica Quantistica e l’altra
della Relatività Generale (Gravitazione Universale di Newton), giungendo, in
quest’ultimo caso, ad una unificazione della gravità con le altre interazioni
note. Si ritiene opportuno riportare integralmente la parte iniziale
dell’articolo di Cristopher J. Isham e del Nobel Abdus Salam Gravitazione ed elettrodinamica quantistica [7] del 1973 che tratteggia ancora la
situazione attuale. La
meccanica quantistica, la relatività speciale e quella generale sono tutte
estensioni della meccanica di Newton in differenti campi della fisica; si può
dire che mentre la meccanica quantistica tratta i fenomeni atomici e
subatomici, la relatività speciale riguarda le velocità che si avvicinano a
quella della luce e la relatività generale descrive i fenomeni gravitazionali e
quelli che si verificano su scala astronomica nell’universo. A causa
della grande importanza di queste teorie è comprensibile che si sia dedicato un
grande sforzo di ricerca al tentativo di unificarle, sin dai tempi del loro
sorgere. Poiché la relatività speciale è collegabile facilmente a quella
generale, il compito più gravoso è quello di incorporarvi la meccanica
quantistica. Se, ad esempio, si vuole descrivere il moto di un elettrone o di
altre particelle elementari dotate di alte velocità, si ha bisogno di una
versione relativistica (nel senso della relatività speciale) della meccanica
quantistica. Il punto essenziale è che la famosa equazione di Einstein permette alle
particelle di trasformarsi in energia raggiante e viceversa. La possibilità di
creare e annichilare particelle non è contemplata nella versione originaria
della meccanica quantistica e sono perciò necessarie delle ampie modifiche per
poter incorporare questi fenomeni nella teoria; lo schema più adatto a questo
scopo è quello della teoria quantistica e relativistica dei campi in cui le
particelle sono considerate come quanti di un campo. Questo
articolo però riguarda più da vicino la combinazione della meccanica
quantistica e della relatività generale, poiché, in quanto la teoria di
Einstein è basata sul campo gravitazionale, la sua quantizzazione tende a
utilizzare le tecniche della teoria quantistica dei campi, con i gravitoni in
funzione dei quanti. Il compito di unificare queste due strutture risulta
particolarmente affascinante poiché implica delle considerevoli difficoltà
concettuali oltre che di tecnica matematica, che derivano dal ruolo particolare
assunto in fisica dal campo gravitazionale a causa della sua interazione
universale con tutta la materia e l’energia. Il problema di stabilire se è
desiderabile e possibile dal punto di vista pratico, oltre che da quello di
principio, quantizzare il campo gravitazionale nel quadro della relatività
generale viene dibattuto da parecchi anni. Esso ha infatti diversi aspetti, a seconda che
si cerchi di descrivere degli effetti quantistici puramente locali della
gravitazione, o se si abbia il progetto più ambizioso di quantizzare tutto
l’universo ! Nel secondo caso sorgono difficoltà filosofiche di tipo
fondamentale in rapporto agli assiomi di base della teoria, mentre nel primo,
che riguarda più direttamente il tema di questo articolo, queste difficoltà fortunatamente
non sorgono. Prima di affrontare questo problema c’è però da chiedersi in primo
luogo perché si debba quantizzare il campo gravitazionale; una risposta a
questa domanda è che ogni campo classico dotato di modi radiativi è
quantizzato, come pure la materia, e che sarebbe spiacevole da un punto di
vista estetico se il campo gravitazionale non fosse soggetto allo stesso
procedimento, benché si debba aggiungere obiettivamente che, poiché la
gravitazione ha delle proprietà uniche rispetto alle altre forze naturali,
questo argomento non è così persuasivo come potrebbe apparire a prima vista. Due
ragioni molto più stringenti per quantizzare il campo gravitazionale sono la
possibilità di usare questo fatto per eliminare due gravi difetti che sorgono
nella relatività generale e nella teoria quantistica dei campi. Uno dei
progressi più recenti nella relatività generale di tipo classico è stato quello
della dimostrazione, da parte di S. Hawking, R. Penrose e altri, che, sotto
ipotesi fisiche molto ragionevoli, la varietà che descrive lo spazio tempo avrà
inevitabilmente delle singolarità nel futuro (o ne ha avuta una nel passato);
questo fatto è strettamente collegato al fenomeno del collasso gravitazionale e
rappresenta evidentemente il segnale dell’invalidazione di una teoria che non
può più essere usata per prevedere ciò che accade al di là di un (o in quel
preciso) istante di tempo (quello della
singolarità). Si è sperato a lungo che l’inclusione della meccanica quantistica
permettesse di eliminare questo difetto introducendo fluttuazioni statistiche
intrinseche nella geometria dello spazio tempo che consentano alla struttura in
fase di collasso di ‘rimbalzare’ dalla configurazione singolare e riprendere
l’evoluzione. D’altro canto uno dei gravi difetti della normale teoria
quantistica dei campi è che, se si cerca di ottenere dei risultati
confrontabili con l’esperienza mediante uno sviluppo in serie di tipo
perturbativo (e questa è la sola tecnica finora conosciuta per ottenere dei risultati),
la maggior parte dei termini divengono infiniti, rendendo inutile la teoria. Un
esame accurato di queste singolarità (che sono totalmente diverse dalle
singolarità dello spazio-tempo verificatesi nel collasso gravitazionale) fa
intravedere la possibilità di eliminarle e di rendere ragionevole la teoria
mediante l’inclusione in essa di fluttuazioni quantistiche del campo
gravitazionale. Questo aspetto della teoria quantistica della gravitazione ha
costituito l’oggetto delle ricerche degli autori di questo articolo, in collaborazione
con J. Strathdee, e verrà ora trattato. …
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